lunedì 7 maggio 2007

PARTITO DELLA SINISTRA: COMINCIANO I PROBLEMI

Una rassegna stampa commentata di Alessandro Montanari
da: L’Ernesto Newsletter del 4/05/2007
Dopo una settimana di dichiarazioni, interviste, interventi entusiastici per il superamento del Prc nel nuovo soggetto-partito unico della sinistra (“fare in fretta, fare in fretta!” urlavano in visibilio Rina Gagliardi e Ritanna Armeni su Liberazione), prodotti dall’evento mass-mediatico della nonadesione di Mussi, Salvi ed Angius al partito Democratico, hanno cominciato pian piano a prendere piede i primi problemi ed ostacoli al progetto liquidatorio di qualunque presenza che abbia un qualche riferimento alla identità comunista nel nostro Paese. Progetto così agognatoparadossalmente proprio dai tanti dirigenti che provengono dal Pci – sia chi, più coerente, hacondiviso la Bolognina di Occhetto, sia chi un po’ meno coerentemente, l’ha contrastata – i quali,senza più identità e bussola, hanno rinunciato a voler rifondare un partito comunista in Italia. C’èchi se ne andato nel Partito democratico, c’è chi si considera “socialista”, c’è chi, più confusamente,considera la propria identità “di sinistra”. Sono molto pochi quei dirigenti ex-Pci che rivendicano,anche con orgoglio come oggi sarebbe necessario di fronte alla ricostruzione di una sorta di nuovaDc (il Pd) e di un nuovo Psi, la propria identità comunista, sia pure da rinnovare profondamente o,come pensa chi scrive, addirittura da rifondare, ma in maniera seria e non improvvisata epropagandistica.Vediamo cos’è successo la settimana scorsa. Si è passati dalle interviste in successione diLiberazione prima a Giovanni Berlinguer e il giorno dopo a Franco Giordano, con le quali siconcordava addirittura sull’idea di fare in fretta un partito unico della sinistra, alle ultimissimeaffermazioni di Giordano in occasione del 1 maggio (“la nostra proposta è un patto di unitàd’azione fra le sinistre”), che dimostrano lo stato confusionale in cui versa il gruppo dirigente delPrc, in una sorta di navigazione a vista, come si dice ora “in mare aperto” e senza bussola.Domanda: ha cambiato idea Giordano che nel giro di una settimana dalla montagna del “nuovosoggetto politico-partito unico della sinistra” ha partorito il topolino dell’“unità d’azione”, oppure sisono determinati all’esterno (e forse all’interno) del Prc ostacoli tali da sconsigliare unaaccelerazione, per prendere tempo, fare i passi intermedi e i passaggi tattici giusti in modo daportare pragmaticamente il grosso delle forze al di là del guado, al compimento strategicodell’operazione, di cui strumento indispensabile è anche il cambiamento della legge elettorale conlo sbarramento del 5% ? Non vogliamo dare una risposta, non siamo nella testa di nessuno, nonfacciamo il processo alle intenzioni, stiamo ai fatti e dai fatti, sia pure in movimento e quindi daseguire ogni minuto, ognuno si faccia una idea.Intanto diciamo che ci aveva visto bene Valdo Spini, che già una settimana prima, il 17 aprile, inpiena fase entusiastica, con una intervista a Liberazione cominciava già a frenare il processo diunificazione. “Alla vigilia del congresso diessino a Firenze – scrive Liberazione – appena tornatodall’assise dello Sdi a Fiuggi, Spini, uomo del Correntone ed ex socialista di epoca craxiana,ragiona sui movimenti che stanno investendo il centrosinistra italiano, con un occhio alle Europeedel 2009”. «Rileviamo con piacere – dice Spini a Liberazione – una serie di segnali diRifondazione: c’è Bertinotti che si ricorda della sua militanza lombardiana nei socialisti e ci sono isegnali che arrivano anche dagli altri leader, dal segretario Giordano. Delineare il socialismo,definire cosa vuol dire essere socialisti nel XXI secolo è un confronto che ci interessa molto, anchese ci sono delle differenze»». Ma poi la frenata: «Con Rifondazione dico però che è possibile undialogo perché magari tra due anni il Prc avrà maturato una cultura di governo e non avrà piùl’approccio antagonista che ha ora». Capite? C’è ancora molto lavoro da fare, dice Spini. Dopo dueanni di cottura di governo Rifondazione avrà perso l’approccio antagonista che ha ora e sarà bell’ebollita per finire nel piatto riformista… Ancora due anni, dunque. C’è tempo, niente fretta.Anche Tortorella, politico accorto, ci aveva visto giusto già una settimana prima. Il 17 aprilerilascia una intervista al Manifesto nella quale fra l’altro afferma: “Dal mio punto di vista sarebbestato auspicabile che Mussi e gli altri avessero fatto la battaglia più per l’unità delle sinistre inEuropa che per l’appartenenza al partito socialista europeo. I compagni del Prc con Sinistraeuropea hanno scelto un’altra collocazione. Fortunatamente non è detto che né l’una né l’altrasiano molto solide e forse non è il caso di farsi affascinare troppo da queste questioni diappartenenza. Più importante è stabilire un’alleanza, questo mi sembra che si possa fare ed è giamolto…. Oggi è difficile pensare a un nuovo partito di sinistra, è più facile per partiti eassociazioni esistenti aprire una discussione comune sui fondamenti, sui contenuti delle idee, pertutto il tempo che ci vorrà”. Dunque anche Tortorella capisce che ci vuole tempo….Chi invece ha fretta è Cossutta, che negli ultimi tempi è tornato in scena assieme ad Occhetto ed haripreso freneticamente a farsi intervistare a destra e a manca per sostenere che bisogna abbandonareil comunismo e fare il partito unico (finalmente la sua vecchia, storica ossessione del partito unicotorna di attualità!). Ha lasciato polemicamente anche il suo partito, il Pdci di Diliberto e Rizzo, pertentare di mettersi alla testa di questo “appassionante” (per lui) nuovo inizio. Ma le intervistedell’Armando non aiutano, anzi sono controproducenti, mettono in difficoltà i promotori del partitounico, innanzitutto perché Cossutta è un personaggio ormai poco credibile, anzi scomodo, e insecondo luogo perché l’Armando non usa mezzi termini, dice apertamente la verità: sciogliere,sciogliere ! Sciogliere il Pdci, sciogliere il Prc, confluire nel PSE (nel Partito socialista europeo).Leggere per credere: “Nelle parole che Armando Cossutta affida al Riformista (Il Riformista del 27aprile) non vi sono tracce di dubbi, né d’incertezze. All’appello per la costruzione di una grandeforza che nasca «a sinistra del Pd», l’Armando risponde «presente», getta il cuore oltre l’ostacoloe pone le basi per una piccola, grande svolta personale: «Sono e sarò sempre liberamentecomunista. Quando toccherà a me, voglio che sulla mia lapide ci sia scritto, semplicemente:Armando Cossutta, comunista. Nel frattempo, però, è necessario che questo cantiere della sinistraunita faccia una grande apertura e si dica da subito disponibile a un rapporto privilegiato con ilPartito del socialismo europeo»”. E ancora, il giorno dopo sul Messaggero del 28 aprile è sempreCossutta che parla: “Io speravo, spero ancora, che dal congresso dei Comunisti italiani uscissequesto: siamo pronti a rinunciare al simbolo della falce e martello, al nome “comunisti”, perchéquello che conta è l’obiettivo. Lo stesso vale per Bertinotti, che invece dice che Rifondazione non siscioglierà”. E poi il colpo finale del vecchio Armando, grande esperto dei palazzi istituzionali. Alladomanda “guidata” del Messaggero: “Qual è la legge elettorale ideale per la sinistra unita?”,Cossutta risponde: “Proporzionale o maggioritario che sia, dobbiamo essere pronti a proporre, unsistema che fissi uno sbarramento al 5%”. Non interessa se sarà proporzionale o maggioritario,interessa solo che ci sia lo sbarramento anticomunista del 5%. Come fecero i socialdemocraticitedeschi quando introdussero lo sbarramento elettorale del 5% che ha impedito per mezzo secolo lapresenza nel parlamento dei comunisti tedeschi. Questa è la democrazia borghese. Esocialdemocratica. Ma andiamo avanti.Il 28 aprile compare una intervista su Liberazione a Cesare Salvi con la quale già cominciano adaffiorare le prime difficoltà. Liberazione giustamente gli chiede: “C’è un problema, però. Aveteappena condotto una battaglia, nei Ds, per impedire il distacco dal socialismo europeo. Il soggettoche immagini dovrà aderire al Pse?”. E Salvi risponde: “Ti ho già detto che immagino un soggettoplurale. Poi, vedi, il socialismo europeo è un corpo composito, dove coesistono le spinte piùdiverse. A me, socialista e perché no? socialdemocratico, interessa una battaglia per spostare asinistra quel campo”. La risposta, in sostanza, è: il Prc e il Pdci entrino nel Pse, il socialismoeuropeo, perché questo ha diverse correnti, ci sono e ci sono sempre stati i socialisti di destra, isocialisti di centro e i socialisti di sinistra. Con questo ragionamento il PCI avrebbe potuto entrare(come in effetti divenne negli ultimi anni, “parte integrante del socialismo europeo”, chissà se siricorda Cossutta l’emendamento che fece ad un congresso ? Ma erano altri tempi… c’era ancoral’Urss… risponderebbe l’Armando). Dunque, anche da queste risposte di Salvi ma poi di tanti altri,si smaschera definitivamente questo equivoco sul socialismo del XXI secolo. Finiamola diprenderci in giro e di giocare con le parole. Il socialismo di cui si parla non c’entra nulla con quelloa cui fanno riferimento Chavez, i comunisti e i rivoluzioni del mondo. Il socialismo di Salvi, diMussi, di Folena, di Boselli, di Cossutta è il socialismo riformista dei partiti socialisti esocialdemocratici, è il Pse, è l’Internazionale socialista. Cosa c’entra con il socialismo comeobbiettivo del superamento del capitalismo citato sia dal segretario del Prc Giordano e che da quellodel Pdci Diliberto ?Sempre su questo ostacolo “internazionale” si cimenta Pietro Folena, altro entusiastico sostenitoredella Bolognina occhettiana (lo diciamo senza offesa, solo come dato di fatto), altro ex-comunistaoggi neo-socialista promotore della Sinistra Europea. Alla domanda problematica di Repubblicadel 29 aprile: “Intanto Rifondazione aderisce alla Sinistra europea mentre la stella polare di Mussie Angius è il Pse. Si ripropone anche a sinistra la divaricazione delle famiglie europee?”, ilgiovane Pietro risponde: “Penso che il Pse potrebbe “evolversi” a sinistra. Comunque Sinistraeuropea non è un partito politico, non ne ha la rigidità. E si può evitare di porre in modoideologico e rigido la questione: vogliamo costruire una sinistra che superi le divisioni trasocialisti più moderati e massimalisti”. Grande Folena ! Una sinistra che superi le divisioni “trasocialisti più moderati e massimalisti” ! Neanche fra socialisti e comunisti, come dicono i piùaccorti Cossutta e Tortorella, ma tra “socialisti moderati e massimalisti”. Dunque Bertinotti eGiordano sono messi neanche fra i comunisti (che vengono omessi del tutto), ma fra i“massimalisti”. Che abbia ragione Folena ? Chissà se Giordano gli risponde…. E ancora Folenacopia Bertinotti e ripropone, sempre nella stessa intervista a Repubblica, di “avviare un processofederativo come fece Mitterrand nel 1971 a Epinay. Ciò è possibile miscelando tra di loro lediverse culture di sinistra ora frammentate”, dimenticando appunto, come del resto ha fattoBertinotti, che Mitterand ad Epinay federò le diverse correnti, gruppi, associazioni in cui si eranoframmentati e frantumati (con il vecchio vizio correntizio di quella tradizione) i socialisti francesi.Della Epinay i comunisti francesi non c’entravano nulla.A questo punto arriva il congresso del Pdci, che cambia parzialmente il quadro. Oliviero Diliberto,pur con grande, eccessiva moderazione governista (in una sorta di cossuttismo senza Cossutta),almeno rivendica orgogliosamente e sia pure molto, troppo simbolicamente, la identità comunistadel suo partito. Del resto è l’unica arma che ha il segretario del Pdci e la usa. Con formule ambigue(come “unificazione” della sinistra, “ricongiungimento familiare”, eccetera), il segretario del Pdcituttavia riesce a dare risalto al ruolo dei comunisti. A tal punto che suscita la reazione di unsocialista puro (e craxiano) come Boselli, sempre prodigo di benevolenze, invece, per Bertinotti. LaStampa del 28 aprile annota: “Scuote la testa Boselli, in prima fila: >. Oh, qualcunofinalmente l’ha detto ! In Italia, come in Europa le sinistre sono due, una socialista e riformista (conle diverse tendenze al suo interno), ed una comunista e antagonista al capitalismo (anch’essa condiverse tendenze al suo interno). Ma questa di Boselli è una bella frenata alle illusioni dei tantisenza radici ed identità.“Diliberto, l’ultimo dei comunisti”, titola Il Tempo del 30 aprile. “Insomma, essere comunisti nelterzo millennio non solo si deve, ma si può. Per questo, rispondendo all’ormai ex presidente delpartito Armando Cossutta, che nei giorni scorsi gli aveva chiesto di rinunciare a nome e simbolo,Diliberto ribadisce: >. Poi aggiunge: “Se dovessimo accettarel’invito, dovremmo dire che aveva ragione Occhetto e che potevamo risparmiarci la fatica di questi20 anni”. E una osservazione ovvia, lapalissiana, ma che vorremmo sentire almeno una volta anchein bocca al segretario del Prc Giordano che – come noi e diversamente da altri che entrarono nel Pdsdello scioglimento occhettiano del Pci – fu fra i fondatori prima del movimento e poi del partitodella Rifondazione Comunista.A questo punto è Mussi che saggiamente, dopo la prima accelerazione, comincia a frenare (e nellasua frenata porterà con sé anche Bertinotti e Giordano). “Mussi vuol parlare prima allo Sdi, poi alPrc”, titola Il Riformista del 30 aprile. “Il punto politico che i promotori di Sd ci tengono, fin dasubito, a chiarire – scrive – è proprio questo: >,spiega il coordinatore della mozione Mussi Gianni Zagato, >. Chiaro il riferimento ai movimenti in corso a sinistra, dovequalcuno – specialmente in area bertinottiana – pensa di poter procedere a tappe forzate verso unrassemblement della sinistra radicale che però escluda, di fatto, lo Sdi e la costituente socialista, acui invece Sd punta con forza…. >. L’unico problema sta, appunto, nel fatto che Sd guarda anche (o forsesoprattutto) alle forze socialiste, Sdi in testa e a partire dall’ancoraggio al Pse, la sinistra radicale– che con lo Sdi continua a rimarcare le differenze, più che le affinità - molto meno, anche seFolena propone per l’autunno, una vera “costituente” di tutta la sinistra. I mussiani, però, nonhanno alcuna intenzione di finire nel contenitore foleniano di Sinistra europea, vista come il<> di Rifondazione”. “La strada per la Epinay della sinistra è lunga”conclude Il Riformista.Chi non sbaglia l’analisi, come spesso accade, è il giornale dei padroni, Il Sole 24 Ore, che il 29aprile scrive: “Mussi e Angius sembrano davvero intenzionati a fare la cosa assieme. Ieri hannorivolto un appello comune perché >.L’obiettivo di Mussi e Angius è quello di dare vita il prossimo 5 maggio al movimento della<>. Il richiamo al socialismo è forte, anche se daparte dei due esponenti diessini e, ancora prima, da parte del socialista Boselli, non mancanosegnali di attenzione a sinistra, soprattutto nei confronti di Fausto Bertinotti. Spiega Mussi:<>. Diverso l’approccio di Oliviero Diliberto che vuoleprofittare del vuoto che si sarebbe aperto con lo spostamento verso il centro dei Ds per rilanciarela sinistra–sinistra. Ma il leader del Pdci non ha alcuna intenzione di rinunciare alla propriaidentità comunista e per questo propone di fare una federazione di sinistra <>.Che nei fatti significa un’alleanza politica nella quale ognuno mantiene i propri aggettivi:comunisti, Verdi, ambientalisti e, perché no, socialisti. Non necessariamente i percorsi di coloroche, a sinistra, non condividono la scelta del Pd sono destinati a unificarsi. La costituentesocialista di Boselli non sembra destinata a confluire facilmente in una federazione come quellaalla quale pensa Di liberto. E anche Rifondazione comunista, se dovesse bruscamente rinunciare alsuo aggettivo, rischierebbe uscite a sinistra”. Come si vede dopo i primi facili entusiasmi, iproblemi e gli ostacoli cominciano ad essere tanti. Tacciono infatti in questi giorni i fautori dell’ “Infretta ! In fretta !”, come Rina Gagliardi e Ritanna Armeni, note portavoci politiche del presidentedella Camera.Ma come recita il titolo dell’Avvenire del 29 aprile: “Per Bertinotti c’è un’idea Migliore”. “Ilpresidente della Camera – scrive il quotidiano del Vaticano – prepara il ritorno alla politica attiva,per spendere tutta la sua autorevolezza a favore del nascente cantiere della sinistra. Nasce sotto lasua direzione la rivista Alternativa per il socialismo…. Un libero pensatoio che si inserisce neldibattito sulla nuova sinistra. La scelta della leadership sarà solo l’approdo finale, ma intantoBertinotti fa già sapere la sua: >. Piena fiducia nel gruppo dirigente di Rifondazione, ma conall’orizzonte una chiara opzione per il rinnovamento, non solo delle idee. E non è un mistero chesin dal congresso di Venezia l’idea di Bertinotti è di puntare a far crescere Migliore, napoletano,39 anni non compiuti, ex dirigente giovanile del partito e poi responsabile Esteri, che ora stafacendo bene alla guida del gruppo di Montecitorio”.Ci si mette pure Maura Cossutta rediviva ad aggiungere confusione a confusione, proponendo un“portavoce unico”. “Maura Cossutta – scrive Il Giornale del 30 aprile – si spinge ad ipotizzare un“portavoce unico”, per un raggruppamento imponente, che conta già quasi 150 parlamentari. Conl’obiettivo futuro di liste comuni: se non per le amministrative del 2008, almeno >, dice Russo Spena. Il nome, anticipava ieri la Stampa,ci sarebbe già: A sinistra…“E i passi, per Maura Cossutta, sono segnati. >. GiovanniRusso Spena, presidente dei senatori del Prc, invita a fare in fretta. I tempi per le liste >”. (Dalla Gazzetta del Mezzogiorno, del 30 aprile).“Il primo passo sarà il coordinamento dei gruppi parlamentari, ma la nuova “Cosa di sinistra” èpiena di nodi da sciogliere – ammette La Stampa del 30 aprile. “Uno di questi, ad esempio, lo haindividuato ieri come un rischio Fabio Mussi all’assemblea di “Uniti a sinistra” organizzata daPietro Folena. “Nessun radicalismo e nessuna primazia, altrimenti non si va da nessuna parte”….Sgombrando il campo, come ha puntualizzato Mussi, dal “luogo comune delle due sinistre, quellaradicale e quella moderata”. L’obiettivo è lavorare invece a una “sinistra plurale ma digoverno”…… Non sarà per niente facile armonizzare la galassia di tutto ciò che sta fuori dal Pd.Allo Sdi di Boselli di stare con i comunisti non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello. Illeader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio guarda scettico quello che sta accadendo, mentre il suosottosegretario Paolo Cento è già nella partito della sinistra unita. Bisognerà poi vedere dal puntodi vista delle proposte cosa verrà fuori dal coordinamento parlamentare. Mussi avverte che non haintenzione di seguire una politica radicale….. Perfino Armando Cossutta, ieri alla riunione diFolena, ha detto che ormai bisogna chiamarsi soltanto <>”.Interessante l’intervista che rilascia a Liberazione del 1 maggio Pietro Folena, che obbiettivamentesembra aver perso il ruolo di interlocutore esterno privilegiato di Bertinotti dopo la scesa in campodi Mussi. Alla domanda solita su come superare il principale ostacolo rappresentato dalle diverseappartenze internazionali, Folena risponde: “E’ una questione specifica, che riguarda i dueprincipali soggetti della sinistra, cioè Rifondazione–Se e Sinistra democratica. Non credo però chesi tratti di una questione ostativa all’unità a sinistra. La Se non è un’organizzazione comunista. E’un cantiere giovane ed è già un meticcio di culture politiche. Il Pse è più legato alla sua storia edentro ci sono anche forze politiche che hanno espresso posizioni liberiste o favorevoli alla guerra.Ma entrambi sono soggetti che possono raccordarsi, se poniamo la questione in termini di ricercapolitica. E’ una situazione in divenire: basta considerare cosa potrebbe accadere se Royal sialleasse con Bayrou. L’importante è che la Se, in Italia, non sia un nuovo nome e basta, ma unprimo pezzo di questo nuovo percorso, un mezzo e non il fine. Perciò l’assemblea di giugnodovrebbe essere pensata in modo aperto, chiamando tutti coloro che credono nel cantiere. ComeMussi, che all’incontro del 5 maggio ha invitato tutti. La Se potrebbe così diventare un comunepercorso fino agli stati generali della sinistra che noi proponiamo si tengano nell’autunno del2009”. “E una lista unica, incalza Liberazione, la vedi realistica? E quando?”. Risposta:“Domenica, nella nostra assemblea nazionale, abbiamo votato un documento che pone comeobiettivo le europee del 2009. Penso, comunque, che quando ci fosse una lista unica del Pd, lasinistra dovrebbe fare lo stesso”.Entra nel dibattito anche Emanuele Macaluso, vecchio esponente della destra Pci, amendoliano,migliorista, già da tempo (da ben prima di Cossuta) convinto socialista, direttore della rivista “Leragioni del socialismo”. “Al congresso dei Ds – scrive sul Riformista del 1 maggio – si è verificatoquel che era ampiamente annunciato: la componente che fa capo a Fabio Mussi non ha condivisolo scioglimento dei Ds e il progetto del Pd e ha dato vita a un movimento di ispirazione socialistache ha come riferimento il Pse. Quale consistenza abbia questo gruppo e come si muoverà percostruire una forza consistente di sinistra non lo sappiamo ancora. Sappiamo però che si aprirà unconfronto politico con i socialisti che sono già nella famiglia del Pse e con quelli che socialisti nonsono, come Rifondazione comunista. Partito nel quale si è aperta una revisione politico-culturaleanimata da Bertinotti, i cui contorni politici, a oggi, appaiono incerti. Ci permettiamo di osservareche un gruppo come quello che si è separato dai Ds non può restare a lungo un limbo: i militanti,gli elettori, la gente comune vuole capire e sapere quale sia l’approdo. Si tenga contro che, comeabbiamo accennato, il processo revisionistico aperto nel partito di Bertinotti è complesso e habisogno di tempi lunghi per il suo svolgimento”. Tempi lunghi, dice Macaluso, per far evolvere ilprocesso governista e di destra aperto da Bertinotti nel Prc. Chi si ricorda “gli esami che nonfinivano mai” che la borghesia liberale e socialdemocratica per anni ha fatto al Pci per dargli lapatente democratica, fino allo scioglimento della Bolognina ?A questo punto, nel pieno del caos, senza una prospettiva chiara all’esterno del partito e col rischiodi avere solo polemiche e difficoltà all’interno, arriva la svolta di 180 gradi di Giordano (definitadal Manifesto del 1 maggio, “un approccio pragmatico, concordato con Bertinotti”), dal SI allaproposta di partito unico di Berlinguer di una settimana prima (precisamente il 26 aprile) allaproposta di “un patto di unità d’azione”, che è ciò che da sempre ha proposto l’Area dell’Ernestoperché non comporta cessioni di sovranità, come invece la confederazione di Diliberto, econtemporaneamente, diversamente da quest’ultima, non è una unità politicista ma è, appunto,come dice il termine stesso, una unità “d’azione”, cioè, come si direbbe oggi, “di movimento” suicontenuti.“Invitiamo – scrive il segretario del Prc su Liberazione del 1 maggio – a dare battaglia comunestipulando un patto di unità d’azione: questa è la concreta proposta che Rifondazione comunistaavanza a tutte le forze di sinistra, in parlamento e nel paese”.Siamo d’accordo. Se serve a costruire, fuori da ogni rigida gabbia governista, una sinistra di lotta emovimenti antagonisti al liberismo, alla guerra, contro la devastazione dell’ambiente e della natura,il razzismo contro i migranti, l’invadenza del neo-integralismo cattolico, l’omofobia, ilrestringimento degli spazi democratici: tutti prodotti dell’attuale fase del capitalismo imperialisticoe globalizzato. E se assieme all’unità d’azione si rilancia la sempre più necessaria rifondazione diun pensiero e di una prassi comunista e se “il patto di unità d’azione” non è dunque solo l’inizio diun processo di costruzione di un nuovo soggetto-partito unico della sinistra senza aggettivi.Altrimenti si rovina anche l’unità d’azione.Quindi tutto il contrario di ciò che torna a proporre come obbiettivo strategico, in una recentissimaintervista a Liberazione (del 4 maggio), Alfonso Gianni. “Se ieri era chiaro, oggi è chiarissimo”,premette Stefano Bocconetti nel fare la prima domanda a Gianni. “All’ultima conferenza diorganizzazione di Rifondazione, a Carrara, un mese fa, Alfonso Gianni, sottosegretarioall’Economia, fu uno dei pochi – anzi il solo – a parlare della necessità di un qualcosa di nuovoche unisca la sinistra. Le sue parole furono accolte con un po’ di sospetto dai delegati. Ora, pochesettimane dopo quell’appuntamento, tutto sembra dargli ragione. Sei ancora più convinto di quellaproposta ?”, gli chiede il giornalista di Liberazione. “Direi proprio di sì. Tutto è andato in quelladirezione”, risponde il braccio destro di Bertinotti. Per fare cosa, “un partito a due cifre, come sidice adesso ?”. Risposta, secca: “Esatto: un partito a due cifre”. E più avanti: “La nostra ipotesifondativa, la rifondazione di un pensiero comunista, deve sapersi trasformare, deve saper diventarelo strumento per la rifondazione della sinistra. Della sinistra tout court”. Domanda: Giordano glirisponderà opponendogli una diversità strategica nel rilancio della rifondazione comunista oppuredirà che l’obbiettivo finale è il nuovo soggetto politico proposto da Gianni e che il patto di unitàd’azione è solo l’inizio di questo processo ? Vi sono contraddizioni strategiche oppure è solo ungioco tattico delle parti, in cui l’uno fa due passi avanti e l’altro uno indietro, così la somma fa unpasso avanti, ma senza spaventare troppo i militanti comunisti ? Abbiamo già visto nell’ultimo Pciquesto tipo di operazioni e vorremmo evitare il bis, passando dalla tragedia alla farsa.Come si vede, tuttavia, le contraddizioni sono tante e diverse, ogni giorno ce n’è una, lasituazione è in movimento e gli esiti dipendono anche da ognuno di noi.